Oltre lo sguardo
Vogliamo vedere. È una brama che sta tra la bocca dello stomaco e le storie di Instagram: noi vogliamo vedere. Wu Ming invece un volto non ce l’ha, o meglio, un volto – dei volti – ci sono, ma sfuggono agli obiettivi delle macchine fotografiche, se ne sottraggono poco prima che l’otturatore, schiacciato dalla pressione dell’indice, ci permetta di vedere e di condividere ancora e di nuovo, avvelenati dalla brama di vedere e far vedere a tutti i costi.
“Vi chiederei la cortesia di non fotografare e non riprendere” chiede dal palco Lella Mazzoli, direttrice del Festival del giornalismo culturale.
Non si tratta di un vezzo da artista, né di anonimato e nemmeno del “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”.
Wu Ming è un collettivo di scrittori che rifiuta la trasformazione dello scrittore in divo. Il nome deriva dal cinese e significa “senza nome” anche se loro un nome ce l’hanno e non lo nascondono.
Padania Classics e Terra Project: l’epica classica padana
Nella Sala Verdi del Teatro della Fortuna di Fano, la sera del 14 ottobre, c’è Wu Ming 2. Legge dei testi, accompagnato dalle musiche dei Frida X. Sul palco cantano insieme un’ode in quattro atti alla macroregione padana e alla sua epica fatta di rotonde, parcheggi abbandonati, edifici rimasti incompiuti, ciminiere capaci di annebbiare la luna.
Sono questi i monumenti donati alle generazioni successive. Fanno parte di due progetti fotografici: Padania Classics, Terra Project, Incompiuto Siciliano. Mentre parole e note riempiono la sala, foto di cantieri abbandonati e altri giganti di cemento sfilano alle spalle di Wu Ming 2 e Frida X, dando un volto ai disastri taciuti della pianura padana. Alla fine dello spettacolo non ci sono selfie e hashtag, ma un uomo, lo scrittore: un artigiano in carne ed ossa che intaglia e scalpella con le sue mani qualcosa da dare in pasto alle nostre menti, non solo ai nostri occhi.
Luca Magrone