La seconda giornata del Festival si apre nel Palazzo del Legato Albani con la lectio di Marco Belpoliti, che descrive la situazione attuale del giornalismo in rapporto alla conoscenza attraverso due immagini: il pulviscolo, inteso come campo totale in cui va a iscriversi il testo dell’articolo che si espande, e la cornice, come forma per isolare una porzione del reale per conoscerlo e conservarlo.
Segue un dialogo tra Christian Raimo, che per primo ci parla di alfabetizzazione – tema che verrà ripreso per tutta la giornata – e Luca Mastrantonio, che ricorda come il giornalismo culturale non sia un trampolino di lancio, una gara di erudizione o un palcoscenico da cui scagliare invettive.
Conclude questa prima sessione una tavola rotonda a cui partecipano Giovanni Boccia Artieri, Raffaella De Santis, Anna Longo e Luigi Mascheroni, moderata da Piero Dorfles. Tra i temi principali emerge la figura del giornalista culturale come mediatore, filtro non solo di prodotti da selezionare, ma anche di luoghi e temi. Boccia Artieri propone le nuove cinque “C” del giornalismo – contesto, conversazione, curation, community e customizzazione – mentre Mascheroni chiude con un decalogo “del buon senso” che difende il lettore e preserva la varietà e autonomia degli articoli.
Si riprende nel pomeriggio al Teatro Sanzio con l’intervento di Italo Moscati che in un viaggio tra La dolce vita di Fellini e La grande bellezza di Sorrentino descrive un Paese immobile, incapace di andare oltre alle commemorazioni storiche formali, in cui la cultura è vista come una zona riposante, dove tutto si ripete in maniera automatica e meccanica.
Continuano Mariarosa Mancuso e Michele De Mieri con un dialogo sulla funzione delle recensioni troppo spesso distanti dal mondo del lettore, ossessionate dalla visione della lettura come luogo di formazione piuttosto che di divertimento.
Un’altra tavola moderata da Massimiliano Panarari ha coinvolto Alberto Saibene, Alessio Torino e Wu Ming 2; dal confronto tra scrittori e giornalisti emerge la possibilità della critica nei confronti della narrativa di avere un valore educativo anche per l’autore e non solo per il lettore. Chiude il panel Torino che ricorda come il territorio – in particolare la provincia – possa essere un’arma a doppio taglio per il sostegno della scrittura e della cultura in generale: da una parte diventa creatore della voce originale dell’autore, dall’altra rischia di ostacolare il processo di pubblicazione.
Di territori e cultura si tratta anche nell’ora seguente con Lucio Battistotti, Raffaele Brancati, Pietro Marcolini e Eric Jozsef; il tema è l’Europa, e in questo campo la cultura assume la funzione di collante tra gli Stati membri e partecipa al processo di creazione di un’identità comune.
Chiude la seconda sessione un dialogo “tra cronaca, comunicazione orale e improvvisazione” evocate da David Riondino e Pietro Del Soldà. Spaziano tra Socrate, Boccaccio, il Sud America, Pino Paoli e gli alpini parlando della tradizione orale e di come questa sia tramandata nelle varie culture, allietando la serata con canzoni accompagnate da chitarra.
Dopo un ricco buffet nella Sala del Maniscalco sottostante il teatro, assistiamo alla premiazione di Gloria Cottini e Kiara Sejfullai, vincitrici del concorso Internet per la cultura. Quanto ti serve la rete per conoscere il mondo, e di Giorgio Ruta, vincitore del concorso Con la cultura si mangia?. Conclude la seconda giornata del Festival il concerto lirico di Anna Maria Chiuri, a cura dell’Ente concerti Pesaro.
Davide Battisti e Veronica Coppo
(Scuola Holden)