8° EDIZIONE FESTIVAL DEL GIORNALISMO CULTURALE

SCIENZA, CULTURA
Passato, presente.
Lentezza, velocità.

Ottobre 2020

[REPORT GIORNALIERO] di Giulia Ceirano

2015-04-28 0

25 Aprile 2015
Terza giornata del Festival del giornalismo culturale – Fano –

La terza giornata del Festival si trasferisce nello splendido teatro della Fortuna di Fano, in un giorno che porta con sé non solo l’importante tema della cultura ma anche quello della memoria e della storia.

Il sindaco di Fano, Massimo Seri, e il direttore Giorgio Zanchini introducono il dibattito mattutino dedicato alla radio come medium in continua evoluzione. È infatti Lucia Gabani, studentessa dell’IFG di Urbino, a sottolineare la capacità dimostrata dalla radio, negli ultimi anni, di sfruttare al meglio le nuove tecnologie, diventando così sempre più interattiva e personale. La radio, che ha superato difficoltà grandi, come l’arrivo della televisione e regimi politici che spesso l’hanno soffocata e fatta tacere, ha oggi la possibilità di esprimersi attraverso il web, le app, le narrazioni seriali e le nuove strategie di storytelling, strumenti questi che la rendono trasversale e potenzialmente onnipresente.

Il pomeriggio, ancora inserito nella stessa suggestiva cornice, è dedicato alla riflessione sul medium televisivo. Questa volta è il giornalista e critico letterario Piero Dorfles a guidare gli interventi degli ospiti e Stefania Antonioni, dell’Università di Urbino Carlo Bo, a dare il via alla discussione.

L’interrogativo che si cerca di risolvere è che cosa sia oggi la cultura televisiva, in un mondo in cui è molto facile imbattersi in contenuti troppo poveri. Tra punti di vista più ottimisti e altri più disincantati, la cultura viene definita come strumento di sviluppo del senso critico, luce per le periferie, strada su cui perdere definitivamente sé stessi e infine come esperienza. Benché molto spesso emerga la sensazione di una mancanza di programma formativo e di marginalizzazione della cultura all’interno del palinsesto italiano, ciò che più si sente forte è il bisogno di crossmedialità e di ampliamento del concetto stesso di cultura oltre i suoi limiti.

La sessione si conclude tra le note dolci suonate dalla chitarra di Ernesto Bassignano, che raccontano una cultura profondamente radicata nella storia.

 La musica continua anche durante la serata dedicata al cinema. Irene Placci Califano (chitarrista) e Alessandro Culiani (violoncellista) introducono il dialogo tra il critico cinematografico Steve della Casa e Giacomo Manzoli dell’Università di Bologna. Interagiscono con loro celebri registi come Pasolini, Truffaut, Woody Allen e Sorrentino, attraverso le scene dei loro film proiettate sulla parete della Sala Verdi del Teatro della Fortuna.

La serata si conclude con l’intervento di Elisabetta Sgarbi che, proponendo la visione del suo film Quando i tedeschi non sapevano nuotare, vuole celebrare la Liberazione e la Resistenza italiane.

Come ricorda proprio lo sceneggiatore di questo lavoro Eugenio Lio “la cultura deve essere presente come consapevolezza della propria storia e delle proprie specificità”.

 Autore articolo: Giulia Ceirano – SCUOLA HOLDEN di Torino

 

 


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