Un’anterpima ma anche un ottimo punto di partenza per una riflessione approfondita sul linguaggio culturale odierno. Gli ospiti, di grande prestigio, hanno dato un assaggio di quello che potremo vedere nei prossimi giorni.
Una sala piena ha accolto “L’Italia nascosta” di Carlo Vulpio, in dialogo con Vittorio Sgarbi. Il libro, pubblicato da Skira, è un viaggio alla scoperta dei luoghi più belli e meno conosciuti della nostra penisola. «Attraverso queste opere ho cercato di raccontare chi siamo. – Spiega Vulpio – “L’Italia nascosta” non è una guida, né un libro di storia dell’arte, ma chi lo legge potrà trovare cose che lo rappresentano». Il 60% del patrimonio artistico mondiale è italiano, spiega, ma spesso gli italiani sono i primi a rifugiarsi nelle opere più conosciute. La città di Sanremo ne è un esempio, famosa soltanto per il Festival; così come la stessa Urbino, poco popolare, ospita una delle corti rinascimentali più belle d’Italia.
Diventa sempre più urgente costruire una narrazione culturale efficace, dice il giornalista: e quindi come raccontare la cultura, l’arte e la bellezza? «Con umiltà», risponde Vulpio, «l’umiltà del curioso e di chi non ha paura di rimettersi a studiare».
Amedeo Quondam, ha affrontato la questione da un punto di vista diverso, quello della letteratura; raccontando il “suo” Cortegiano nato a Urbino 500 anni fa, proprio quando prendeva vita il polo Universitario. Un’occasione unica per parlare di cultura e di mediazione.
Quondam ci proietta in un’epoca storica lontana con la grazia e la passione del grande studioso, con un occhio puntato verso il passato all’epoca di Baldassarre Castiglione, e l’altro vigile e attento ai cambiamenti del presente.
Una bellissima lectio e un grande esempio di mediazione culturale. «Quando nasceva Castiglione i libri stampati erano ancora una novità, un po’ come gli ebook per noi. Castiglione era un nativo tipografico, – scherza il professore – e forse non è un caso che nella giornata in cui è morto Dario Fo, viene assegnato il Nobel per la letteratura a Bob Dylan.» Guardare agli esempi del passato per comprendere meglio il presente, è questo il suo messaggio, perché, come ribadisce Lella Mazzoli, avremo sempre bisogno di una mediazione culturale umana.
Per concludere l’incontro, lo scribing in diretta dei ragazzi dell’ISIA.
(Foto di MATTEO MARINI @mariniteo)
FRANCESCA CARABINI @maybenotinwords