“Dopo i primi anni in cui il Festival aveva una funzione descrittiva, esaminare lo stato dell’arte del giornalismo culturale, adesso si è ampliato. Abbiamo unito questa dimensione al tema della lingua, un campo che ha subito grandi cambiamenti nella forma e di conseguenza nel linguaggio e nei contenuti”. Si è aperta oggi, 25 ottobre, con le parole del direttore Giorgio Zanchini, la sesta edizione del Festival del giornalismo culturale, ospitata dal Palazzo Ducale di Urbino.
Hanno portato il loro saluto Roberto Cioppi, vicesindaco della città, Vilberto Stocchi, rettore dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, Guido D’Ubaldo, segretario generale dell’Ordine dei Giornalisti e Margherita Rinaldi, responsabile informazione e comunicazione istituzionale presso Regione Marche, che è salita sul palco anche a nome del presidente della Regione.
Il primo intervento è stato tenuto da Nicola Lagioia, scrittore e direttore del Salone del Libro di Torino. Nella sua lectio magistralis l’autore ha affrontato il problema di un giornalismo culturale in cui attualmente due pagine di elogio di un romanzo su un grande quotidiano nazionale provocano l’aumento di sole 22 copie nelle vendite. Come superare questa impasse? Lagioia ha proposto alcune soluzioni: liberare le firme dal peso di dover seguire la linea del giornale, introdurne di nuove e dare loro autorevolezza, tornare a trattare gli intellettuali come ospiti ingrati e a volte scomodi, aprire le riunioni di redazione ai collaboratori esterni e prendere posizione nel dibattito culturale per creare un dibattito vivace e arricchente.
In seguito è stata presentata la ricerca dell’Osservatorio News-Italia “Come si informano gli italiani. Pubblici, media, prodotti culturali”. Sul palco la professoressa e direttrice del Festival Lella Mazzoli ha esposto i dati raccolti da un campione di circa mille interviste. Dallo studio è emerso che la televisione rimane il medium privilegiato, onnipresente nelle case degli italiani ma con alcune differenze nei tempi e modi di fruizione rispetto agli anni precedenti. I quotidiani e i periodici, invece, continuano ad essere considerati dei punti di riferimento in ambito culturale e si rafforzano nell’informazione locale. È stata riscontrata, infine, la necessità dei fruitori di un approccio multicanale, che attinga a più strumenti creando un patchwork mediale. I dati sono stati poi discussi e commentati da Anna Maria Ambrosini Massari, Marco Bracconi e Nicola Lagioia.
Il pomeriggio si è concluso con l’intervento di Peter Aufreiter, direttore della Galleria Nazionale delle Marche e del Polo Museale, che ha esposto alcuni dati sulle visite al Palazzo Ducale e ha presentato il progetto Raffaello in Minecraft, un gioco interattivo rivolto ai giovani per far conoscere l’artista.
La Sala del Trono di Palazzo Ducale si è svuotata lentamente sulle note di pianoforte suonate da Federico Umbri del conservatorio Rossini di Pesaro. Sono rimaste ad alleggiare nell’aria le parole conclusive della lectio di Nicola Lagioia, una monito per chi ancora crede nell’importanza di comunicare la cultura: “se il giornalismo culturale vuole avere una lunga vita che abbia allora il coraggio di cambiare vita”.
Eleonora Numico