Graziella Priulla, torinese, è stata per 40 anni docente ordinaria di “Sociologia dei processi culturali e comunicativi” nell’ateneo di Catania. Ora vive a Roma e si dedica alla formazione negli ambienti di scuola e di lavoro.
A questo scopo ha scritto il manuale “C’è differenza. Identità di genere e linguaggi” (Franco Angeli 2013).
In “Parole tossiche, cronache di ordinario sessismo” (Settenove 2014) ha analizzato i nodi irrisolti dei rapporti tra i generi visti attraverso la lingua.
Ne “La libertà difficile delle donne” (Settenove 2016) ha preso in esame i meccanismi invisibili, le ingiunzioni silenziose che condizionano la nostra libertà.
Nel “Viaggio nel paese degli stereotipi” (Villaggio Maori 2017) ha immaginato che un’extraterrestre arrivata sulla Terra rimanesse stupita dalle generalizzazioni indebite, dalle frasi fatte, dagli anacronismi che ancora costellano la nostra società.
In “Violate: sessismo e cultura dello stupro” (Villaggio Maori 2020) ha analizzato la cultura maschilista della violenza, che ha radici nell’organizzazione patriarcale della società.