C’è un tema ineludibile per chiunque, oggi, voglia confrontarsi con il problema del rapporto tra scienza e cultura o, per meglio dire, tra cultura scientifica e cultura umanistica: l’uomo è capace di dominare il prodotto della scienza e della tecnica, o non rischia di esserne dominato?
Questo il problema di fondo, e lo scenario in cui si va a collocare il lavoro del giornalismo culturale quando si confronta con i temi scientifici. Una sfida che richiede un difficile equilibrio, una preparazione e una consapevolezza all’altezza dei tempi.
PASSATO E PRESENTE
Man mano che progredisce, la cultura scientifica cancella le cognizioni scientifiche superate. La cultura umanistica, invece, procede portandosi dietro tutto quello che ci ha condotti al presente.
Il giornalista culturale può trovarsi sospeso tra la necessità di rispettare il paradigma scientifico e il bisogno di non dimenticare la visione di lungo periodo degli umanisti, tenendo presente un pericolo: se dovesse prevalere il paradigma scientifico, potremmo sottovalutare le lezioni del passato, rischiando di ripetere errori e orrori. Per questo sembra opportuno che il divulgatore cerchi di accostare sempre la cultura umanistica a quella scientifica.
LENTEZZA E VELOCITA’
Il giornalismo deve essere tempestivo, e questo porta a vedere la velocità come un valore a sé, alternativo alla profondità e all’analiticità. Oggi però è facile che la necessità di dare conto di quello che si sta rapidamente evolvendo nel mondo della tecnica prevalga su ogni altra esigenza. Se aggiungiamo che oggi i media accolgono anche i contributi di osservatori occasionali, dobbiamo dire che la velocità di diffusione delle notizie, legata al primo passante che filma, col suo telefonino, un avvenimento, è diventata travolgente.
E’ necessario però chiedersi fino a che punto la rapidità della diffusione delle notizie abbia un valore reale e non rischi di produrre un’informazione discutibile. Il giornalismo scientifico dunque ha un compito complesso: non può rinunciare alla velocità, ma non può nemmeno ignorare le riflessioni necessarie a inquadrare le novità scientifica nel loro contesto, a individuarne danni e benefici, e immaginarne la ricaduta sul sociale.
UNA VISIONE DI PROSPETTIVA
In tutto il mondo si sta sviluppando una nuova sensibilità per l’ambiente. Il compito Il giornalismo scientifico, forse, dovrà essere quello di sviluppare la sensibilità collettiva necessaria a fare in modo che la velocità dello sviluppo della tecnica sia proporzionale alle nostre esigenze e non solo a quelle della ricerca e dell’industria. E dovrà farlo con la sensibilità per le lezioni del passato, per una comprensione che deve essere profonda e, perciò stesso, necessariamente, lenta.