Il desiderio di vivere ascoltando e raccontando storie, i viaggi per il mondo con Moravia e Pasolini, i ricordi del mare “perduto” della sua Sicilia, la globalizzazione e i dipinti della madre. Sono da poco passate le tre di sabato pomeriggio quando Dacia Maraini sale sul palco del Festival del Giornalismo Culturale. L’applauso che si leva spontaneo dal pubblico è di quelli dedicati ai grandi personaggi: la scrittrice risponde con un umile inchino. Inchino che sarà costretta a ripetere più volte un’ora più tardi, quando i battiti di mano diventano ovazioni e continuano per più di un minuto.
In mezzo, il racconto di storie, ricordi e aneddoti, di pensieri sulla modernità espressi con il dono di un linguaggio semplice, che sorprende senza cadere nel banale. Da prima parlando del suo amore per la scrittura, un’arte che “ti costringe a metterti in gioco, senza nascondere le vulnerabilità”. Un pensiero va ai suoi personaggi, sempre un passo avanti a lei, al punto da averla condotta più volte nella scrittura dei suoi libri, senza sapere dove sarebbero terminate le loro storie.
Una vera folla all’incontro con @DaciaMaraini al #fgc16
Silenziosa, attenta, coinvolta pic.twitter.com/bTFqZTv94E— lellamazzoli (@lellamazzoli) 15 ottobre 2016
L’intervista del direttore del Festival Giorgio Zanchini verte poi sul tema del viaggio. “Viaggiare è pericoloso, si corre il rischio psicologico di mettersi in discussione”, ricorda Dacia, dedicando appassionati ricordi alle avventure con Moravia e Pasolini, all’amore platonico tra questo ultimo e Maria Callas, ad un Africa misteriosa e affascinante, ma diversa perché non ancora investita dalla globalizzazione. “Al tempo, in quei paesi c’era un gran rispetto tra credi e religioni diverse. Che cosa è successo? Non sono riuscita ancora a capirlo. Non dobbiamo però aver paura di affermare i nostri valori, contro le barbarie di un Islam radicale che credo abbia perso il controllo. Ribadire con forza che i nostri valori non sono solo occidentali, ma universali diritti dell’uomo”.
Viaggiare è un rischio psicologico, un piccolo trauma che può essere prezioso creativamente. @DaciaMaraini #fgc16
— FGC (@fgcult) 15 ottobre 2016
Un pensiero viene dedicato al mare, quel mare della Sicilia dove Dacia Maraini ha vissuto la sua infanzia: “un mare che non mi piace più. La modernità ha distrutto il patrimonio naturale di quelle coste, mangiandosele per pure logiche di business e di mercato. La stessa cosa che vedo oggi accadere all’arte: ma l’arte non è un prodotto. L’artista non esegue un gesto per scopi di vendita o almeno non dovrebbe”.
Dacia Maraini racconta la sua Africa e la Siria sconvolte da uno tsunami di religioni mal interpretate #fgc16 pic.twitter.com/TU6M222HBR
— Archeostorie (@archeostorie) 15 ottobre 2016
La considerazione finale è invece sul tempo: “il tempo non esiste, è un’invenzione dell’essere umano. Abbiamo creato l’arte di dilatarlo, sezionarlo e dargli un significato”. E sui titoli di coda, trova spazio ancora una piccola postilla sui libri ed il leggere: “I libri non sono solo informativi, ma formativi, ci rendono migliori, sviluppano etica e immaginazione”.
Uno spartito capace di emozionare sempre come la prima volta, perché suonato con maestria da una grande interprete. Non ci rimane che applaudire.
Andrea Mularoni @AndreaMularoni