Chi è Cynthia Sgarallino
Art Director di Origami e de La Stampa. Chi è Cynthia Sgarallino?
Sono nata a Roma, ho studiato alla facoltà di Architettura e mi sono formata professionalmente nello studio di Piergiorgio Maoloni, un grande maestro per molti che oggi fanno il mio mestiere. Dopo alcune esperienze in mensili di settore specializzati sono andata a lavorare all’Espresso dove per un periodo ho curato un supplemento che si chiamava Espresso Roma, e poi sono passata al settimanale. Nel l’89 Maoloni progetta La Stampa a 7 colonne e chiama me e Angelo Rinaldi a creare il servizio grafico del quotidiano torinese. Da allora vivo e lavoro a Torino. Due anni fa siamo partiti con il progetto-scommessa di Origami, un settimanale di carta molto particolare che mi diverto a disegnare, oltre a portare avanti il lavoro del quotidiano.
Come si è avvicinata al giornalismo e che cosa consiglia ai ragazzi che vorrebbero intraprendere un percorso simile al suo?
In casa mia circolavano almeno un paio di quotidiani al giorno, mio padre era un grande lettore. Sono una persona curiosa, mi interessa il mondo che mi circonda e soprattutto il confronto con gli altri. Cosa c’è di meglio di una redazione? Ho studiato per progettare edifici e mi sono ritrovata a progettare giornali. Una volta entrata in una tipografia non sono più voluta uscire. Il mondo della grafica e della comunicazione è in continuo cambiamento, e a tutti i ragazzi affascinati da questi mondi dico: Studiare, studiare, studiare. Appassionarsi ad un tema, e inseguirlo: “Chi la dura la vince”. Cercare dei maestri, essere umili, avere molta, molta pazienza e imparare con tenacia. Alla fine si viene premiati, in un modo o nell’altro.
Internet ha modificato profondamente il settore dell’editoria giornalistica. Quali sono secondo lei i cambiamenti più importanti degli ultimi dieci anni e come vede il futuro del giornalismo?
Internet è sicuramente un’opportunità, ma attenzione: il moltiplicarsi di fakenews ha finalmente fatto aprire gli occhi agli utenti. I social, da FB a Twitter moltiplicano la sensazione di conoscere, ma non sempre ci si può fidare. Non tutto quello che troviamo sul web è affidabile. Nei giornali qualcuno ci mette sempre la faccia e questo , in qualche modo, garantisce il lettore. Credo che in futuro i giornali dovranno aumentare la qualità dell’ informazione, ancora più trasparente meglio scritta. I giornali saranno più snelli, i lettori cercheranno più analisi, reportage e commenti. La cronaca delle notizie non avrà molto senso. Probabilmente i quotidiani diventeranno un prodotto di nicchia, ben confezionato, ben disegnato. Non credo ci sia più spazio per i grandi numeri. Del resto lo stiamo già vedendo i quotidiani vendono sempre meno copie, ma io sono ottimista.
Patrimonio culturale. Una storia, 1000 per raccontarla è il tema della prossima edizione del Festival. Che cosa si può fare, secondo lei, per raccontare il settore culturale a nuovi, e in alcuni casi più giovani, pubblici?
Sperimentare nuovi storytelling, usare di più e meglio le fotografie, spiegare per punti gli avvenimenti storici, una trama di un romanzo, una mostra. Abolire le articolesse (che nessuno ha tempo di leggere) e “colorare” di più la Cultura. Togliere un po’ di polvere con un approccio più divertito e, quindi, divertente. Preparare meglio i ragazzi a scuola: investire sui giovani e sugli insegnanti garantirà il futuro del Paese più bello del mondo. Insomma, serve coraggio.
Ci consiglia un libro?
Come tutti ho letto molto in questi giorni: l’estate è perfetta per recuperare libri non ancora letti. Uno per tutti: “Qualcosa sui Lehman” di Stefano Massini, un romanzo/ballata che merita l’attenzione per circa 800 pagine. Bellissimo. E poi: Landsdale con “Io sono Dot”, la provincia americana in crisi e le avventure di una adolescente con la passione per i pattini a rotelle. Più facile ma sempre divertente “La giostra dei criceti” di Manzini.
One comment
Dariush radpour
2017-09-27 at 3:55 pm
Professionismo, gusto e cultura. Ecco chi è Cynthia!