8° EDIZIONE FESTIVAL DEL GIORNALISMO CULTURALE

SCIENZA, CULTURA
Passato, presente.
Lentezza, velocità.

Ottobre 2020

Cancellare le parole per riscoprire il loro valore: Emilio Isgrò dà il via al Festival del giornalismo culturale

2018-10-26 0

Il Festival del giornalismo culturale ha fatto ieri, 24 ottobre, il suo ingresso ad Urbino con l’artista Emilio Isgrò che raccontando il suo libro Autocurriculum, edito da Sellerio, ha dato la prima declinazione del tema di queste giornate: le parole della cultura. A presentare l’anteprima del Festival i direttori Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini insieme a Peter Aufreiter, direttore della Galleria Nazionale delle Marche che ha ospitato l’evento.

La presentazione è stata incorniciata dalle fiammelle dorate dipinte sul soffitto della Biblioteca del Duca, nel Palazzo Ducale della città, e dall’installazione di arte contemporanea dell’artista che avvolgeva i lati della sala. L’esposizione, dal titolo Fratelli d’Italia, sarà aperta al pubblico fino al 4 novembre.

La convivenza tra i due generi artistici ha dato vita ad un connubio di antico e moderno, ad un dialogo tra passato e presente, che sottolinea l’atemporalità dell’arte, che rivive sempre diversa negli occhi di ogni visitatore, e del messaggio di Emilio Isgrò, che fa emergere dalle sue cancellature il valore immortale della parola.

 Isgrò nasce come poeta, diventa critico cinematografico, giornalista culturale e infine entra nel campo dell’arte. Il libro ripercorre alcune tappe della sua vita di artista ormai affermato, ma nasce dal desiderio giovanile di trovare un posto meno precario nel mondo. Per portare avanti questa ricerca i ragazzi creano un curriculum e così ha fatto anche Emilio Isgrò: “ho scritto questo autocurriculum come se fossi ancora in cerca di un posto nella vita. È chiaro che alla mia età un posto nella vita ce lo devo avere per forza, ma si deve sempre avere dei desideri”.

Dalle sue pagine emerge il percorso artistico che l’ha portato ad essere conosciuto a livello internazionale per le sue cancellature. “La cancellatura è diventata il segno di un disagio e di una speranza — racconta il maestro — non significa distruggere la parola, ma preservarla affinché risorga, svincolata dal chiacchiericcio”.

L’opera di Emilio Isgrò risveglia l’interesse per la parola e ridà importanza alla cultura libera e disinibita che sa porsi delle domande ed essere coscienza critica della società.

Eleonora Numico


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