8° EDIZIONE FESTIVAL DEL GIORNALISMO CULTURALE

SCIENZA, CULTURA
Passato, presente.
Lentezza, velocità.

Ottobre 2020


2017-07-31 0

#GliamicidelFestival una rubrica per raccontare le personalità del Festival, i direttori, gli ospiti e i tantissimi amici che ci supportano e faranno parte della prossima edizione.

 

1) Direttore dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino, Professore ordinario di Sociologia della comunicazione e co-Direttore del Festival del giornalismo culturale. Qual è la storia di Lella Mazzoli?

Nata a Urbino, ho studiato comunicazione. Curiosa verso tutto ciò che ho attorno, con un atteggiamento critico e talvolta ribelle. Per questo ho trovato proprio nell’università il mio habitat naturale, dove poter ricevere continui stimoli per crescere e formarmi, sia con la ricerca sia con l’insegnamento che permette a chi lavora nella accademia di essere sempre in contatto con i giovani. Dall’università non me ne sono più andata. Gli anni della formazione sono un investimento per il futuro, personale e per la propria professionalità. Sono anni indispensabili, perché una volta entrati nel mondo del lavoro c’è meno tempo. (Chi fa il mio mestiere è più fortunato perché forma e apprende con continuità).

Dirigo la Scuola di giornalismo di Urbino e anche lì abbiamo dato spazio ai giovani e alla loro crescita,e i praticanti della Scuola capiscono subito la necessità dell’apprendimento continuo, capiscono che il mondo del giornalismo è un settore (come tanti altri, d’altronde) che muta con grande rapidità. Bisogna “stare sul pezzo” guardinghi e professionali.

 

2) Il Festival del giornalismo culturale è diventato un appuntamento annuale di riflessione e di confronto sui temi della cultura. Che cosa vuole raccontare il Festival?

Il Festival nasce sin dalla sua prima edizione con l’idea di restituire una fotografia che mettesse in luce le trasformazioni, radicali, in atto nel mondo della cultura. Il titolo significativo della prima edizione (2013) si poneva proprio questo obiettivo, infatti il tema è stato “Dalla terza pagina al web” con l’obiettivo di raccontare questo passaggio, centrale per chi si occupa di informazione culturale. Dopo quella prima edizione, Giorgio Zanchini e io, abbiamo pensato che la cultura potesse essere raccontata attraverso un tema che rappresenta il nostro (dell’Italia) giacimento aureo: il patrimonio culturale. Abbiamo adottato, anche su questo argomento uno sguardo rivolto alle innovazioni e alle nuove tecnologie. Per questo la prossima edizione, la quinta, ha come titolo: “Il Patrimonio culturale. Una Storia, 1000 modi per raccontarla”. Obiettivo quello di sottolineare come la contemporaneità sia ricca di linguaggi tradizionali, innovativi, online, offline, etc

 

3) Da quale esigenza è nata la voglia di raccontare con un Festival le nuove frontiere del giornalismo culturale?

Oggi, le terze pagine dei quotidiani sono diventate pagine di cultura e spettacolo, o addirittura in qualche caso, di spettacolo e cultura. Un segnale molto forte che spinge verso la necessità di una riflessione profonda sul passaggio da cultura a culture. All’Università di Urbino con l’Osservatorio News-Italia monitoriamo annualmente come gli italiani immaginano la cultura del nostro Paese. In tanti in Italia identificano come cultura il settore del turismo o dell’enogastronomia; questo perché il concetto di cultura continua ad aprirsi verso definizioni sempre nuove. Da qui, la necessità di riflettere su come giornalisti, scienziati, scrittori e intermediari culturali possano raccontare un campo tanto ampio, in evoluzione e soprattutto con tanti differenti sviluppi, tanto da dover usare sempre più sovente il termine cultura da singolare a plurale.

 

4) Ultima domanda: ci consiglia un libro?

Il giovane Holden di J. D. Salinger. Un romanzo che ha segnato la mia adolescenza e che ancora rileggo con piacere. Mi ha incuriosita proprio perché il protagonista cercava fortemente la sua “strada”. Trovarla ma al contempo avere dubbi è quello che auguro a tutti.



2017-07-14 0

#BuonoaSapersi la rubrica del Festival per tenervi sempre aggiornati con le news più interessanti dal mondo della cultura, dell’arte e del patrimonio culturale.

 

La Gran Bretagna digitalizza l’arte pubblica. Per la prima volta al mondo ed entro il 2020: Il Regno Unito sarà il primo Paese a digitalizzare tutta la sua collezione di sculture pubbliche. Il progetto, della durata di tre anni, si svolgerà in collaborazione con la Public Monuments and Sculpture Association. «La Gran Bretagna vanta probabilmente la più grande collezione esistente di sculture, a detta dei responsabili di Art Uk; ma purtroppo, una parte significativa non è esposta. In questo modo, invece, la collezione sarà più facilmente accessibile.» il risultato del progetto, un catalogo digitale consultabile online.

 

L’algoritmo di una startup svela i musei italiani che comunicano meglio: Il MiBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) ha commissionato uno strumento per monitorare la reputazione dei musei in rete. Travel Appeal (la start-up che se ne è occupata) ha analizzato 30 musei statali italiani tra i più importanti, per comprenderne il sentiment, ovvero la percezione che ne hanno i visitatori. Business Insider ha pubblicato la classifica dei migliori e dei peggiori!

 

Come l’ambiente influenza gli artisti. Tre casi di studio in un video del MoMA: L’opera degli artisti viene spesso influenzata dal contesto. Un video del MoMA di New York ci racconta come, anche la geografia, possa condizionare il lavoro creativo attraverso le storie di Van Gogh, Mondrian e Matta-Clark. Da non perdere!

 

Il Metropolitan di New York si allea con Internet Archive e mette online 140.000 opere d’arte: Sempre più musei stanno digitalizzando le proprie collezioni per condividere le opere con i visitatori e non solo! L’ultimo è il Met di New York che ha avviato una collaborazione con Internet Archive; che dal proprio sito internet dichiara: «La missione di Internet Archive è di aiutare a preservare questi artefatti e creare una biblioteca digitale su Internet per ricercatori, storici e studiosi.» Conservare la conoscenza per i posteri e in licenza Creative Commons!

 

Le storie di 9 autori per scoprire 3 musei con un’app: Arriva l’app che trasforma gli spazi dei musei in percorsi narrativi! È il risultato del progetto Luoghi viventi. Racconti d’autore per musei da vivere attivato da tre musei di importanza internazionale come il museo Egizio di Torino, il Musée des Beaux-Arts e Les Charmettes e la maison de Jean Jacques Rousseau a Chambéry. Tra le penne italiane e riscrivere i percorsi anche Niccolò Ammaniti e Roberto Saviano. L’app è già disponibile per iOS e Android, per un percorso museale non convenzionale!