L’ultima giornata del Festival si apre con una tavola rotonda sul rapporto tra cultura, nuove tecnologie e innovazione. Un discorso obbligato per chi vuole costruire una narrazione contemporanea ed efficace sul nostro immenso patrimonio culturale.
Cosa si intende per “innovazione culturale”? Se l’innovazione e le nuove tecnologie guardano al progresso, il settore culturale più legato alla tradizione si caratterizza (soprattutto in Italia dove il patrimonio storico è così esteso) per posizioni più conservatrici. Un tipo di cultura a volte polverosa ed elitaria, sicuramente meno accessibile. Ma se, a una prima occhiata, cultura e tecnologia sembrano figlie di due visioni, e di due settori disciplinari così distanti (quello umanistico e quello scientifico); a un occhio più attento questa distanza può diventare un punto di forza nella collaborazione per salvaguardare il patrimonio esistente, per promuoverlo e avvicinarlo alle nuove generazioni. È così che nascono nuovi settori di ricerca e sperimentazione che uniscono le arti alle potenzialità delle nuove tecnologie.
Dalla ricerca dell’Osservatorio News-Italia è emerso che il 25% degli italiani regge quasi tutto il peso dei consumi e della partecipazione culturale. Troppo poco. Come ribaltare questi dati? Secondo i nostri ospiti è necessario abbandonare una certa idea di cultura che spesso caratterizza i luoghi adibiti alla promozione culturale. E la tecnologia può svolgere un ruolo centrale in questo processo.
Giacomo Scarpellini – game designer per Urkin – ci ha mostrato le potenzialità che la Realtà Aumentata può apportare alla discussione, in particolare nella valorizzazione dei siti museali: «La Realtà Aumentata ci permette di passare da una funziona passiva della tecnologia a una funzione attiva. E attraverso un’impostazione ludica di intrattenimento possiamo riscoprire il piacere di andare a trovare i contenuti.»
Un altro dei temi emersi più volte nel corso di questi giorni è proprio la Gamification, l’applicazione delle dinamiche tipiche del gioco e del game design in contesti esterni al gioco. L’esperienza ludica potrebbe essere un modo per avvicinare le nuove generazioni. Parole chiave: coinvolgimento esperienziale. Ne aveva parlato anche Massimo Russo a proposito dei musei: «Il museo del XXI secolo – ha dichiarato per l’IFG – è quello che mette in discussione la stessa idea di museo. Che fa un uso della tecnologia ma soprattutto un uso della cultura, diverso. Un museo aperto che sa coinvolgere le famiglie e i ragazzi.» Anche in Italia abbiamo casi virtuosi che fanno dell’innovazione culturale la propria bandiera, come il Museo Egizio di Torino.
Nel corso della giornata si è parlato del ruolo imprescindibile dei Social Media. E si è parlato anche di Big Data: «Non possiamo più basare il successo di un museo soltanto sul numero dei visitatori – affermava Luca De Biase nell’intervento di sabato – grazie ai Big Data possiamo recuperare tantissime informazioni utili e servirci degli analytics per una promozione più efficace».
Realtà Aumentata, Gamification, Social Media, Big Data, i modi per utilizzare la tecnologia in modo produttivo sono tanti, ma non dobbiamo dimenticare il valore della mediazione umana. Ne ha parlato Gaspare Polizzi (dal Corriere della Sera): «Siamo entrati nella società della conoscenza, dove tutti sono connessi con tutti. Ma la vera rivoluzione risiede nel rapporto tra conoscenza e connessione.» Oggi i Big Data possono rivelare gran parte delle nostre vite e conoscerci meglio dei nostri amici e familiari. Ma dobbiamo stare attenti a delegare tutto questo potere agli algoritmi. Gli algoritmi non sono neutrali. «Abbiamo e avremo sempre bisogno di mediatori.»
Una giornata ricca di spunti di riflessione che ha chiuso la quarta edizione del Festival del Giornalismo Culturale. Un grazie a tutti gli ospiti e ai partecipanti, arrivederci al prossimo anno!
(Foto di MATTEO MARINI @mariniteo)
FRANCESCA CARABINI @maybenotinwords